key elements, elemento chiave è il titolo di questo post. Le chiavi, in questo caso, sono l’elemento chiave.
Le chiavi. Le chiavi aprono. Aprono porte, possibilità, nuove strade ma anche vecchi passaggi. Le chiavi permettono di atterrare in una dimensione differente rispetto a quella esistente. Poi esistono le chiavi del cuore, quelle che aprono la porta dell’anima dentro cui si trovano i sentimenti, le emozioni, le nuove espressioni.
Le chiavi. Le chiavi rendono liberi. Si è liberi di andare dove, come e quando.

La chiave è l’ultima cosa che ho dovuto consegnare dopo aver venduto la mia macchina: Pina, si chiama così. Pina è il peluche dell’ape Maia che avevo sul cruscotto. L’ape simboleggia il volo, la libertà e anche la mia macchina.
Pina aveva quattro anni ma portati benissimo: solo qualche graffio e un palo preso in retromarcia da sbronza. Cose che capitano.
La mia macchina mi ha portato, benissimo, ovunque. 89980 km percorsi in lungo e in largo da Napoli a Milano, Bologna e dintorni. Guido da quando ho compiuto 18 anni, e il possedere un’auto è stata la mia richiesta di autonomia. Nessuna festa o compleanno con torta: volevo solo una macchina che mi regalasse la libertà di andare.
Adesso, quelle chiavi non le ho più. Dopo 12 anni mi sono liberata di quelle chiavi ma non della mia libertà.
Cambiano le persone, cambiano le città, cambiano le abitudini, cambiano le libertà. Mi sono liberata da quella forma di dipendenza.
Si definisce la dipendenza come quel rapporto di subordinazione osservato in vari ambiti, in ossequio alla tradizione, alle circostanze o a particolari esigenze. Le mie esigenze sono cambiate e anche le dipendenze e le libertà.
Avevo l’esigenza di lasciar andare qualcosa che in questo momento rappresentava una sovrastruttura ridondante all’interno delle mie abitudini. Ho deciso di farne a meno: una liberazione. Quello che si prova, o che almeno provo io, è uno stato di benessere. Succede ogni volta che, consapevolmente, prendo una decisione del genere: liberarmi del superfluo, lasciare andare, ridurre all’essenziale quello di cui ho bisogno e che mi tiene in equilibrio. Ecco, al concetto di libertà e dipendenza lego quello che si raggiunge ogni volta che do letteralmente un taglio a qualcosa: l’equilibrio. Il rinnovato equilibrio.
C’è un articolo dell’Huffington Post che cita lo studio del dottor Thomas Gilovich (professore di psicologia presso la Cornell University) relativo al paradosso del possesso e al potere delle esperienze. Il paradosso del possesso ci porta a credere che la felicità derivante dai beni di consumo durerà quanto l’oggetto acquistato. Ci sembra lampante che investire in qualcosa che possiamo vedere, sentire e toccare stabilmente ci ripaghi della spesa sostenuta. Niente di più sbagliato. Le esperienze si portato dietro il concetto della partecipazione e del coinvolgimento emotivo prima durante e dopo l’esperienza stessa. Le esperienze non soffrono il confronto con gli altri perchè ognuna è irripetibile e personale; e non soffrono neppure la svalutazione con il passare del tempo, anzi si arricchiscono di nuovi dettagli.
La mia nuova esperienza sarà l’autobus, la bici, il carsharing, la strada. Esperienza che metterà in comunicazione e in contatto me con tutte le altre persone che come me hanno già fatto o faranno questa scelta.
Come te.